OS 117 by Jean Bruce

OS 117 by Jean Bruce

autore:Jean Bruce [Bruce, Jean]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B001EM5VNE
editore: Mondadori, Milan
pubblicato: 1966-04-02T00:00:00+00:00


Fece un passo avanti e lui la seguì.

— Perché è morta?

— Sapeva troppe cose. Noi non vogliamo che la polizia scopra l’esistenza della nostra organizzazione. Non ancora…

— Chi era?

— Lo leggerete domani sui giornali.

Preparò la macchina fotografica e aggiunse:

— Devo fotografarla. Per la nostra propaganda. Esempio di ciò che può capitare ai chiacchieroni e ai traditori.

— Ottimo — approvò Hubert. — Niente come gli esempi di questo genere servono per mantenere la disciplina.

— Sono lieta che siate del mio parere — disse lei con voce secca.

Avvitò una lampadina al flash e ordinò:

— Sollevate il corpo contro il muro e tenetelo ritto.

Hubert capì subito la sua intenzione, ma si guardò bene dal farlo capire. Tuttavia, era sorpreso nel notare in lei così poca astuzia. O non era così intelligente come lui aveva creduto, o lei lo sottovalutava. Comunque, andava benissimo così.

Sollevò il cadavere per le spalle e lo spinse ritto contro la parete.

— Tenetele dritta la testa, in modo che le si veda il viso.

Lui cambiò posizione, onde poter afferrare i capelli con una mano.

— Perfetto — esclamò Rosita. Il lampo del flash abbagliò Hubert per un istante.

— Ancora una — disse la ragazza. — Non lasciatela cadere.

Scattata anche la seconda fotografia, Hubert posò il cadavere a terra.

Non poteva fare a meno di pensare che, appena poche ore prima, aveva stretto quel corpo vivo fra le braccia e lo aveva fatto vibrare di passione.

Doppiamente ingiusta la sua morte, in quanto quella poveretta era completamente estranea a tutto ciò e niente le sarebbe accaduto se una certa Maria D. Bryce non avesse avuto la malaugurata idea di andare ad accasciarsi, ferita a morte, sotto la finestra della sua camera.

— Basta! — esclamò allegramente Rosita.

307

Aveva infatti ciò che voleva: una fotografia di Anthony R. Winner con il cadavere di Dolores Luzo. Lei era convinta di averlo in pugno e non aveva torto, in un certo senso. Se Hubert avesse fallito la sua impresa, una delle eventualità offerteglisi avrebbe potuto benissimo essere quella di finire in un carcere filippino con sulle spalle una bella accusa di omicidio.

Una prospettiva poco piacevole.

Rosita gli si avvicinò, infilò il braccio sotto quello di lui e gli accarezzò la spalla con la guancia.

— Voglio chiedervi una cosa, amico. Toglietele quell’anello.

La mano sinistra di Dolores era adorna di un brillante che doveva pesare fra i tre e i quattro carati. Senza esitare, Hubert si chinò, cercò di sfilare il gioiello dalla mano tumefatta. Ma le dita, schiacciate dai talloni di Hillard, si erano subito gonfiate.

— È impossibile — disse. — Il dito è troppo gonfio.

— Tagliatelo — ordinò la ragazza freddamente.

Hubert fu lieto di essere inginocchiato in modo che lei non potesse vedere la sua faccia. Un’ira omicida lo stava invadendo. Riuscì a dominarsi, ma gli tremava la mano mentre cercava il coltello.

Un minuto dopo, le porgeva il sanguinante trofeo. Lei lo avvolse nel fazzoletto, se lo mise in tasca e Hubert si accorse che era lei ora a tremare di una eccitazione morbosa. “Una nevropatica” pensò, “una sporca prostituta nevropatica più pericolosa di una pantera nera.



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